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Fartlek: l’allenamento per chi si annoia

La brutta stagione si sta avvicianndo e la voglia di correre si fa sentire sempre meno. Se ti stai annoiando con il solito allenamento, hai mai provato il Fartlek?

Il Fartlek è una tecnica sviluppata dall’atleta Gustaf Holmér nel 1930. Deriva dalla parola svedese fart (velocità) e lek (gioco), quindi si può tradurre come “gioco di velocità”.

Il Fartlek è un tipo di allenamento flessibile a intervalli, che si basa sull’alternarsi di due fasi: velocità e recupero. Prevede aumenti e diminuzioni di velocità frequenti e quindi anche un’alternanza del carico di allenamento durante le corse outdoor. Lo sforzo e la durata degli intervalli vengono pianificati man mano che l’allenamento procede, in base a come ci si sente durante la corsa.

Durante il Fartlek il corpo si deve costantemente adattare alle diverse superfici e velocità. Questo fattore ha diversi vantaggi:  

  1. Aumento della frequenza cardiaca, grazie alla continua alternanza tra sforzo e riposo;
  2. Migliora la resistenza finisca;
  3. I muscoli diventano più forti, contenendo il rischio di infortuni;
  4. Allena equilibrio, coordinazione e flessibilità;
  5. Si possono capire i propri limiti in modo divertente;
  6. Il cambio di velocità così frequente vi allena a fare gli sprint, utili nel tratto finale di una gara.

Esistono due tipi di allenamento Fartlek:

– Fartlek svedese: (quello orginale originale), con una fase di recupero molto lenta, in modo da dare ai battiti il tempo di tornare al loro livello di partenza prima di iniziare un nuovo intervallo di velocita.

– Fartlek americano: prevedono invece una fase di recupero a intensità media, con i battiti che non tornano a livello di partenza creando una situazione perfetta per aumentare la resistenza.

In questo allenamento, la fase di recupero è sempre attiva: finita la fase di corsa in velocità non ci si ferma ma si mantiene il movimento camminando o con una corsa molto leggera.

Quando si eseguono gli sprint, è utile prendere come riferimento un oggetto in lontananza da raggiungere. In questo modo, si focalizza meglio l’obiettivo.