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Tendine rotuleo e corsa: tutto ciò da sapere

Il tendine rotuleo, piuttosto grosso, costituisce anatomicamente la parte terminale del quadricipite e sopporta la forza contrattile espressa da questo muscolo. Nella corsa svolge un’importante azione eccentrica di allungamento, favorendo l’ammortizzazione nell’impatto con il terreno: la plasticità del suo comportamento determina l’armonia del gesto atletico.

La forza espressa dal quadricipite e la relativa collaborazione del tendine rotuleo sono molto importanti nella fase di sostentamento del peso del corpo e, successivamente, nel momento di proiezione del corpo stesso in avanti. Il tendine regola inoltre i rapporti articolari tra la rotula e i condili femorali.

Tendine rotuleo: variabili in corsa

La sollecitazione del tendine rotuleo in chi corre dipende da una serie di fattori diversi e non indifferenti:

  • Il peso del corpo dell’atleta – può incidere in modo pesante, anche perché al momento dell’impatto del piede con il terreno il muscolo fa più fatica a smorzare l’inerzia e quindi il tendine risulta oltremodo sollecitato.
  • La forza e la plasticità esprimibile dal quadricipite – le capacità contrattili e poi eccentriche del muscolo sgravano il tendine da eccessi di stiramento.
  • L’elasticità – È una caratteristica intrinseca del tendine, su cui anche l’età gioca un ruolo importante. Tale qualità è correlata con il buon funzionamento dell’articolazione femoro-rotulea.
  • La rotazione della tibia durante la fase di appoggio – nel caso di un piede che prona in eccesso, la rotazione della tibia aumenta e il punto di inserzione distale del tendine rotuleo è sollecitato in modo anomalo.
  • Il posizionamento della rotula rispetto ai condili femorali – la lunghezza e l’elasticità del tendine rotuleo garantiscono la giusta congruità e il corretto movimento articolare. Alterazioni in tal senso possono portare, come effetto collaterale, a una sofferenza cartilaginea femoro-rotulea e a possibili complicanze di usura precoce.
  • Il gesto motorio della corsa in discesa – in questa situazione il tendine è sottoposto a un lavoro eccentrico aggiunto per smorzare la cinetica e sostentare il corpo e aumenta fisiologicamente l’intra-rotazione della tibia insieme al tempo di appoggio. Tutti i potenziali difetti possono essere esaltati, mentre la forza del quadricipite è determinante ai fini dei compensi biomeccanici.
  • La velocità – Più la corsa è lenta, più i difetti biomeccanici e le alterazioni assiali vengono a essere esaltati.

Tendine rotuleo: i punti deboli

Sono le porzioni inserzionali, ovvero quella relativa al polo inferiore della rotula e quella distale, laddove il tendine si inserisce sull’apofisi anteriore della tibia.

Nel primo caso la patologia connessa è conosciuta anche come ginocchio del saltatore, perché in queste specialità lo stress in tale sede viene esasperato. Di solito si tratta di fenomeni di usura del tendine nel punto in cui esso trae rapporti stretti con il polo inferiore della rotula. La forma inizialmente infiammatoria può cronicizzarsi, fino a lesioni degenerative ingravescenti.
Nell’età della crescita ossea risulta poi particolarmente debole l’inserzione distale sulla tibia, dove è sito un importante nucleo di accrescimento che può risultare sofferente se viene sollecitato con carichi eccessivi.

Questa patologia è nota anche come morbo di Osgood Schlatter, quando lo stesso nucleo subisce delle alterazioni anatomiche. In questo caso la sintomatologia dolorosa può risultare altalenante in relazione all’esercizio svolto. Nei giovani dediti alla corsa il dolore rimane il riferimento cardine per determinare l’allenamento piuttosto che il riposo. Sono da escludere esercizi di potenziamento con un coinvolgimento diretto del quadricipite. La durata di questa patologia è variabile, ma di frequente si mantiene nell’ordine dei mesi.

Tendine rotuleo: diagnosi e terapie

La valutazione migliore del tendine rotuleo rimane quella ecotomografica, mentre con la risonanza magnetica possono essere appurabili anche altre caratteristiche dei tessuti limitrofi. Se le cure conservative come la Tecar, il laser e anche i fattori di crescita possono contenere e limitare effetti infiammatori e modestamente degenerativi, la terapia chirurgica risulta risolutiva nelle patologie conclamate, dove sia necessaria una rigenerazione del tessuto tendineo.

Per attuare la migliore protezione del tendine rotuleo e più in generale delle strutture del ginocchio nei soggetti dediti alla corsa, le verifiche biomeccaniche e morfostrutturali sono certo importanti e in molti casi l’adozione di ortesi plantari porta al giusto equilibrio funzionale, evitando stress aggiunti.
Con riferimento particolare a chi è dedito al trail, questo vale ancora di più per l’importante impegno della corsa in discesa.

Fonte: Correre.it